LA FORZA DELL’ESEMPIO DEL SISTEMA MANIFATTURIERO ITALIANO
Nel corso del 2020-2021, il sistema produttivo italiano, grazie al dinamismo di singole imprese o tramite la creazione di network, si è rivelato resiliente e in grado di recuperare velocemente i cali di produzione sofferti nel periodo iniziale della pandemia. Nei mesi di lockdown diverse imprese hanno dato avvio a nuove linee di prodotto (dispositivi di protezione individuale, dispositivi medici, purificatori dell’aria, prodotti e servizi di natura non sanitaria la cui domanda è esplosa durante l’emergenza Covid-19) che sono poi state integrate nella produzione aziendale.#Le imprese che meglio di altre hanno saputo mitigare gli effetti della crisi e avviare interventi di recovery, hanno agito seguendo tre fasi principali: di reazione alla pandemia, volta a fronteggiare l’emergenza e garantire sicurezza e riavvio del business; di resilienza e ripartenza, basata su agilità operativa e capacità di selezionare e garantire continuità al business; di ridisegno, per valorizzare le lezioni apprese e ripensare nuove opportunità di business.
La crisi pandemica ha colpito severamente l’economia e l’industria italiana. Secondo il rapporto 2021 sulla competitività dei settori produttivi italiani[1], le misure messe in campo per arginare la pandemia hanno determinato uno shock macroeconomico mondiale in termini sia di chiusura di attività, sia di rallentamento della domanda di beni e servizi. Il commercio mondiale, compresa la quota italiana, ha subito un crollo fra marzo e aprile 2020 per poi crescere in maniera robusta a partire dalla fine del 2020 e proseguire per tutto il 2021. In volume il Pil è diminuito dell’8,9 per cento, per poi rimbalzare oltre il 6 per cento nelle stime di chiusura 2021.
Il nostro Paese è stato tra i primi, dopo la Cina, a essere travolto dalla crisi sanitaria, trasformatasi poi rapidamente in crisi economica con implicazioni e strascichi che perdureranno e manifesteranno effetti anche sotto il profilo sociale. Durante l’iniziale fase dell’emergenza sanitaria, molte imprese, grandi e piccole, note e meno note, in seguito alle sollecitazioni del Governo o spinte da motivazioni valoriali e di responsabilità sociale, hanno avviato produzioni di dispositivi di protezione e componenti, talvolta anche complessi, per respiratori e maschere per la ventilazione polmonare.
IL CASO ESEMPLARE DI AGRATI
Osservando le azioni realizzate dalle imprese che meglio di altre hanno saputo mitigare gli effetti della crisi e avviare interventi di recovery, è possibile identificare alcune fasi principali:
- la fase di reazione;
- la fase di resilienza e ripartenza;
- la fase del ridisegno.
La fase di reazione, immediata, è stata volta a fronteggiare l’emergenza, garantire sicurezza e riavvio del business, attraverso la creazione crisis team e primi protocolli di azione, la revisione delle modalità operative per garantire sicurezza al personale, il training e gli investimenti per facilitare il distance working, una comunicazione trasparente agli stakeholder e il monitoraggio costante della liquidità e delle dinamiche di cashflow attraverso uno stretto controllo del time to recovery e del time to cash (a tal proposito si veda «Il caso Agrati»).
Settima al mondo nel suo settore, presente in 3 continenti con una produzione di circa 8 miliardi di pezzi all’anno, Agrati opera con i suoi 12 stabilimenti produttivi, 5 centri logistici e 2400 dipendenti nel mondo delle soluzioni di fissaggio e della componentistica automotive. Già all’inizio del gennaio 2020, in virtù della presenza in Cina del Gruppo, l’azienda raccoglie i segnali allarmanti della pandemia in corso. Viene immediatamente organizzata presso l’head quarter una crisis task force, costituita da 10 persone, con l’obiettivo di monitorare l’evoluzione della situazione pandemica nei Paesi in cui l’azienda è presente, definire le priorità, assicurare uno stretto coordinamento con le unità locali, rafforzare la comunicazione e l’allineamento delle iniziative attuabili e sviluppare un processo di scenario planning.
La crisis task force elabora rapidamente un piano organizzato su cinque cluster di attenzione: persone, operations, clienti, fornitori e cash flow, definendo le seguenti priorità: 1) garantire la salute e sicurezza delle proprie persone, identificando le possibili vulnerabilità: 2) avviare il processo di rump-down e di chiusura dei propri stabilimenti ubicati nelle aree vulnerabili; 3) attivare misure in grado di assicurare liquidità di breve, massimizzano le opportunità locali rispetto a iniziative di cash pooling; 4) assicurarsi il supporto e finanziamento dai governi dei Paesi in cui è presente il Gruppo; 5) preparare un efficiente ripartenza post-crisi con l’obiettivo di emergere più forte attraverso un miglioramento delle sue performance e di capitalizzare ogni opportunità strategica emergente.
Agrati ha brillantemente superato il 2020 anche grazie alla ripresa del mercato nella seconda parte dell’anno, soprattutto nell’ultimo trimestre, riuscendo a chiudere l’anno con un risultato economico positivo nonostante un calo dei volumi del 20 per cento. Tuttavia, il 2021 si è rivelato un anno altrettanto difficile, forse ancora più sfidante del 2020, con volumi molto deboli a cui si aggiungono diversi elementi di volatilità e incertezza legati ai prezzi delle materie prime e altri fattori di produzione quali trasporti, energia e componenti.
La fase di resilienza e ripartenza, basata su agilità operativa e capacità di selezionare e garantire continuità al business, è stata attuata grazie alla capacità di focalizzare le priorità (selezione canali, prodotti, mercati ecc.), di allocare investimenti in base a priorità di business, di bilanciare il trade-off tra esigenze di ridondanza (scorte, nuovi fornitori ecc.) e di liquidità, di pianificare le produzioni in base alle dinamiche di effettivo sell-out di canale (a tal proposito si veda «Il caso Arstana Group»).
[Stralcio dell’articolo La forza dell’esempio del sistema manifatturiero italiano – Economia & Management (egeaonline.it) ]